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Vedrete, inquisiranno chi accusa

28 settembre 1999

Il Resto del Carlino, 28 settembre 1999

I nomi degli italiani al soldo del KGB non possono essere fatti perché i documenti in possesso del Governo Italiano sono stati consegnati alla magistratura e sarebbe un reato rivelarli, ce lo ricordano con grande senso delle istituzioni e dello Stato sia L’Unità che La Repubblica. La magistratura d’altro canto non può fare quei nomi perché altrimenti violerebbe il segreto istruttorio.  Il rigore e la preoccupazione per la protezione dei diritti civili nell’ambito processuale pervadono poi le elevate parole del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Minniti che ci spiega su La Repubblica che non si può permettere che vengano messi alla gogna i cittadini compresi nell’elenco del KGB prima che si compiano le necessarie indagini sulle loro responsabilità.  Se fossi uno straniero che legge queste cose e nulla sa della nostra storia patria, che nulla sa sui personaggi che oggi assumono questi rigorosi e orientamenti, non potrei che esprimere ammirazione per lo spirito liberale e garantista che pervade il nostro attuale Governo e la nostra stampa, per la serena fiducia che si ripone nei pubblici ministeri che conducono le indagini.  Vorrei essere uno straniero per crederci, ma non ci riesco.  Troppi sono i dubbi che provengono dal nostro passato e da questa stessa vicenda. Vediamone alcuni.

In una intervista a Il Corriere della Sera l’Onorevole Andreatta ricorda che nel 1996 ,quando da Ministro della Difesa ricevette dai Servizi segreti Inglesi gli elenchi degli Italiani pagati dal KGB, ordinò al Sismi di svolgere indagini.  Che successivamente non prese nessuna iniziativa perché dalle indagini risultò che non erano stati commessi reati.  Testualmente dice anche che nel rapporto dei Servizi inglesi vi erano le “..informazioni sul funzionamento delle strutture del KGB in Italia che trovo riportate esattamente nel libro ora pubblicato”.  Che, quindi, il libro di Mitrokhin nulla aveva aggiunto alle sue conoscenze.  Primo dubbio:  se dopo gli accertamenti condotti da investigatori di altissima professionalità quali quelli del SISDE era risultato che non vi erano reati da perseguire, e se il ministro della Difesa aveva ritenuto tanto convincenti e conclusive quelle indagini da segnalare la vicenda al Primo Ministro Prodi alla stregua di una cosa del tutto insignificante,  allora non si capisce  perché dopo l’uscita del libro di Mitrokhin non si potessero divulgare i nomi dei candidi angioletti che sono contenuti nelle liste.  Dopotutto si trattava di persone a cui carico non risultava nulla di penalmente rilevante (che altrimenti il Ministro Andreatta avrebbe dovuto quantomeno investire della vicenda se non direttamente la magistratura almeno il Governo cui apparteneva).  Che ulteriori  indagini deve ora condurre la magistratura?  Se non le concluderà in brevissimo tempo  con una richiesta di archiviazione cosa dovremo pensare delle indagini condotte dal SISDE e del comportamento del Governo dell’epoca?

Non convince poi il garantismo del Sottosegretario Minniti.  Non ricordo che lui o la sua parte politica abbiano mai assunto una posizione tanto protettiva della dignità e del buon nome degli inquisiti nel periodo di tangentopoli, quando di quei diritti alla riservatezza si è fatto il più osceno degli scempi. Quando capitava ricorrentemente che i cittadini apprendessero dai giornali i reati di cui erano accusati e gli avvocati difensori venivano a conoscenza degli atti istruttori compiuti sui loro clienti leggendoli sui giornali (tanto che tra loro circola il detto che i pubblici ministeri quando lo desiderano depositano gli atti istruttori nelle edicole prima ancora che in cancelleria). Sulla base di questi precedenti si potrebbe legittimamente avanzare il sospetto che se entro i prossimi giorni i nomi degli italiani pagati dal KGB non saranno pubblicati sui giornali la riservatezza sia uno strumento che gli uffici giudiziari usano a senso unico.

Da ultimo un dubbio che riguarda i precedenti della Procura che si dovrà occupare delle indagini. Saranno condotte correttamente?  Noi speriamo di si. Tuttavia a lungo la Procura di Roma è stata indicata anche da molti magistrati come un “porto delle nebbie”, ove cioè sono particolarmente influenti le aspettative del Governo.  A riguardo si potrebbero ricordare le indagini condotte sulla procura di Roma da parte di quella di Milano che portarono l’allora procuratore Coiro ad abbandonare il suo ufficio.  Ma forse per il lettore è più illustrativa la lettura del libro intervista del giudice Francesco Misiani dal titolo “La Toga Rossa”.  Tra i molti episodi riferiti in quel libro ne ricordo solo uno riportato alle pagine 182-94 e mai smentito, nel quale si racconta come la procura di Roma, preoccupata delle conseguenze istituzionali delle rivelazioni compromettenti che vari componenti dei servizi segreti venivano facendo sul Presidente Scalfaro, riuscì a far cessare le loro confessioni minacciandoli di utilizzare strumentalmente nei loro confronti un articolo del codice penale, il 289, di cui si era persa memoria e che così recita: “E’ punito con la reclusione non inferiore a dieci anni….chiunque commetta un fatto diretto ad impedire, in tutto o in parte, anche temporaneamente: 1) al Presidente della Repubblica o al Governo l’esercizio delle attribuzioni o prerogative  conferite dalla legge…..”. Scrive Misiani a riguardo:   “Contestare il 289 agli  indagati significava porli in una via senza uscita .  Ogni ulteriore chiamata in correità nei confronti di uomini politici in carica o, comunque, con responsabilità istituzionali  li avrebbe precipitati nella condizione di indagati per un reato gravissimo, da cui sarebbero usciti con condanne pesantissime”.  Conclude poi ricordando che la minaccia di utilizzare questa accusa  produsse subito l’effetto voluto e che  “nessuno degli indagati fu più disposto a parlare”.  E’ eccessivo immaginare che anche nel caso delle liste del KGB la Procura conduca di nuovo le indagini preoccupandosi soprattutto delle “conseguenze istituzionali” che esse potrebbero produrre?  

 

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