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Le vere e false gaffes del CSM

5 ottobre 1999

Il Resto del Carlino, 5 ottobre 1999

Nei giorni scorsi abbiamo assistito ad una aspra polemica sui poteri del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM). Il Vice presidente del CSM Giuseppe Verde, preoccupato delle disfunzioni della giustizia, ha rivendicato anche al CSM  il diritto di fare proposte in materia. Tra i maggiori critici di questa sua iniziativa il senatore Marcello Pera, responsabile del settore giustizia di Forza Italia.  Ha ritenuto l’iniziativa di Verde tanto grave da farne oggetto di una lettera al Presidente della Repubblica (che è anche Presidente del CSM).  Nella lettera afferma, tra l’altro, che il CSM non ha i poteri che Verde rivendica. Dice inoltre che Verde non tiene conto della fruttuosa collaborazione tra le forze di maggioranza ed opposizione “proprio nel giorno in cui al Senato è stata approvata la riforma costituzionale del giusto processo, è stata varata la riforma delle competenze penali del giudice di pace e si è quasi esaurita la votazione del provvedimento sul rito monocratico”.  Questo aspro contrasto si presta ad alcune considerazioni che a me paiono di un certo interesse sul piano istituzionale.

Ha certamente ragione il Vice Presidente del CSM  a preoccuparsi del grave stato di inefficienza del nostro apparato giudiziario di cui sono impietosa testimonianza i vertiginosi aumenti dei carichi pendenti di molti uffici giudiziari negli anni ’90,  il forte incremento dei reati che vanno in prescrizione, la sempre più vistosa incapacità di reprimere la crescente aggressività della criminalità urbana, il fatto che in sede di Comunità Europea il nostro Paese abbia accumulato molte più condanne per i gravissimi ritardi nel rendere giustizia di quante ne abbiano ricevute tutti gli altri paesi della Comunità messi assieme. 

Non mi sembra, invece, che si possa dare ragione al senatore Pera quando afferma che l’iniziativa del Vice Presidente del CSM, nella sua attuale formulazione,  esula del tutto dai poteri del CSM.  Infatti l’articolo 10 della legge istitutiva del CSM prevede espressamente che il CSM fornisca al Ministro della giustizia  proposte e pareri in materia di amministrazione della giustizia.  Sarei stato invece d’accordo con Pera se avesse espresso dubbi sulla capacità tecnica del CSM di produrre proposte in grado di modernizzare (organizzativamente e tecnologicamente) il nostro apparato giudiziario e di superare gli interessi corporativi che ne frenano l’efficienza.  Per evitare fraintendimenti aggiungo subito che comunque la storia del CSM abbonda di iniziative che certamente sono andate ben oltre i poteri che la Costituzione e la legge gli hanno espressamente attribuito. Tra le molte altre, ad esempio, anche l’esercizio di fatto di quei poteri normativi in materia di ordinamento giudiziario che la Costituzione riserva al Parlamento in via esclusiva (questo fenomeno è stato formalmente rilevato da una Commissione Presidenziale nominata nel  1990 dal Presidente Cossiga e di cui io facevo parte: poiché la commissione era composta anche da studiosi di diversi orientamenti politici il fenomeno venne “pilatescamente” stemperato e implicitamente quasi giustificato ricordando che il Parlamento non ha ancora dato legislativamente quelle soluzioni che sole potrebbero fornire un “quadro di certezze” sui poteri del CSM).  

La cosa che più mi sorprende è che il senatore Pera non si sia in passato lamentato di iniziative riformatrici assunte dal CSM con forme, allora sì, certamente non previste né dalla legge né tantomeno dalla Costituzione.  Mi riferisco alla Relazione inviata al Parlamento dal CSM nel luglio 1996 su  “Giudice unico di primo grado e revisione della geografia giudiziaria”, relazione in cui si proponevano quelle riforme come essenziali al migliore funzionamento della giustizia, suggerendo anche un ampliamento delle competenze del giudice monocratico. Subito dopo, nel settembre 1996, l’allora Ministro della giustizia Flick presentò un disegno di legge delega che nella sostanza accoglieva le indicazioni del CSM (la stretta collaborazione tra CSM e magistrati del Ministero produce di frequente efficacissime sinergie che danno poi contenuto alle iniziative legislative del Ministro della Giustizia).  Non esiste nessuna fonte che legittimi la presentazione di relazioni al Parlamento da parte del CSM. Ciò nonostante in quella occasione il senatore Pera non trovò nulla da ridire.  Non solo ma ancora oggi rivendica alla sua forza politica il merito di aver contribuito alla approvazione della legge -auspicata originariamente proprio dal CSM nella Relazione al Parlamento- che istituisce il giudice unico di primo grado ed amplia i poteri del giudice monocratico.  Che poi quella legge sia di stampo illiberale e neppure generi maggiore efficienza non è cosa di cui possa occuparmi in questo articolo.

 

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