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Se il giudice è un ex onorevole del PCI

28 novembre 1999

Il Resto del Carlino – 28 novembre 1999

Giorni addietro il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, dott. Cicala, ci ha annunciato che il giudice non solo deve essere imparziale ma deve anche apparire assolutamente imparziale.  Molti giornali hanno riportato la notizia con grande evidenza.  Che anche l’apparenza di imparzialità debba essere non solo affermata in astratto ma anche efficacemente tutelata è da sempre uno dei principi cardine su cui si basa la stessa legittimazione del potere giudiziario negli stati democratici.  Le ragioni sono evidenti.. Lo Stato democratico impone ai cittadini di affidare la tutela dei loro diritti ad un giudice terzo.  Anche di fronte alla migliore amministrazione della giustizia il cittadino che siede in giudizio e che affida la protezione della propria libertà, della propria dignità, dei propri beni al giudizio di un giudice vive sempre le vicende processuali con comprensibili angoscia , anche quando è assolutamente sicuro delle proprie ragioni.  Se oltre a questa naturale ed ineliminabile angoscia dovesse anche avere ragionevoli motivi per ritenere che il suo giudice gli è pregiudizievolmente contrario, non solo la sua angoscia diverrebbe assolutamente intollerabile ma la stessa imposizione da parte dello stato di quel giudice diverrebbe per lui assolutamente inaccettabile. 

Proprio per evitare che situazioni di questo tipo possano crearsi e che la stessa legittimazione del ruolo giudiziario possa essere scalfita nella percezione dei cittadini, molti paesi democratici predispongono ampi strumenti per ricusare quel giudice che possa apparire pregiudizialmente ostile o prevenuto rispetto ad una delle parti in giudizio.  Per questa stessa ragione vietano ai giudici di svolgere attività e di esprimere orientamenti partigiani che ne pregiudichino l’immagine di imparzialità.  Da noi queste garanzie sono molto limitate e con esse finisce per essere pregiudicata anche la legittimazione del ruolo del giudice agli occhi del cittadino.  Questo spiega perché di tanto in tanto e da molti anni i vari Cicala di turno debbano proclamare che il giudice deve anche apparire imparziale e spiega anche perché i giornali diano tanto spazio ad affermazioni che in altri Paesi apparirebbero banali per la loro ovvietà.  Una caso, neppure dei più estremi, verificatosi in questi giorni sembra adeguato a evidenziare la scarsa tutela e la scarsa attenzione che da noi si dedica al problema della apparenza di imparzialità del giudice.  Alcuni giorni fa, infatti, tutti i giornali hanno riportato con grande evidenza che a seguito di un “patteggiamento” l’On. Dell’Utri è stato condannato con sentenza della Corte di Cassazione a due anni e tre mesi di detenzione.  Che inoltre in quella sentenza si stabilisce che egli debba decadere dalle cariche di parlamentare sia italiano che europeo.  Orbene quella sentenza è firmata dal Consigliere di Cassazione Pier Luigi Onorato che, è stato per più legislature eletto al nostro Parlamento nelle liste del Partito Comunista e che successivamente è tornato a fare, come prima, il giudice.  L’On. Dell’Utri avrà avuto le sue buone ragioni per “patteggiare” la pena, la sentenza sarà pure stata giusta.  Non è ciò che qui importa.  Ciò che colpisce è che un cittadino appartenente ad un partito fieramente e dichiaratamente anticomunista quale Forza Italia (cioè l’On. dell’Utri) possa essere giudicato da un ex parlamentare eletto nelle liste del Partito comunista (cioè dal giudice Onorato).

Come ho detto questo è solo uno dei molti episodi in cui la immagine di imparzialità dei giudici viene pregiudicata dalla sempre più numerosa partecipazione dei magistrati alla vita politica attiva, dall’assenza di riservatezza nell’assumere pubblicamente posizioni partigiane e dalla mancanza di riservatezza nell’esprimere opinioni sui procedimenti giudiziari in corso.  E non saranno certo le esortazioni del Presidente del sindacato dei magistrati, dott. Cicala, a rassicurare i cittadini e a ricreare quella percezione di imparzialità della nostra giustizia che è condizione della sua stessa legittimazione in uno stato democratico. 

 

 

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