Quel giudice molto Onorato e molto PCI
Il Resto del Carlino, 6 dicembre 1999
Alcuni giorni fa un giudice della Corte di Cassazione che era stato per moti anni un parlamentare eletto nelle liste del Partito Comunista, cioè il dott. Pierluigi Onorato, ha scritto una sentenza nella quale si condanna un deputato di dichiarata fede anticomunista, Marcello dell’Utri, a decadere dai suoi seggi di parlamentare italiano ed europeo. Su questo giornale dissi allora che da questo episodio usciva malconcia l’immagine di indipendenza del giudice, cioè di uno dei principii su cui in democrazia si basa la stessa legittimazione della funzione giudiziaria. Nonostante la sua gravità, il clamore suscitato da questa vicenda si è attenuato entro pochi giorni. A ravvivarlo ha incautamente provveduto lo stesso ex-onorevole-giudice Onorato con una lettera ai giornali di cui appaiono ampi stralci tra le notizie diffuse dall’ANSA e da alcuni quotidiani. Si tratta di un vero e proprio autogol! Vediamo perché. Nella sua lettera Onorato tra l’altro afferma che non si poteva applicare a Marcello dell’Utri “il condono tributario varato nel ’90 per sanare illeciti fiscali compiuti entro l’89…..perché l’imputato…non aveva avanzato analoga domanda”. Sorvoliamo sul fatto che il condono cui si riferisce Onorato (D.P.R 22/12/90, n.394) non fosse solo tributario ma bensì di portata generale. Ciò che veramente importa è che, invece, la richiesta di condono era stata effettivamente avanzata e che di essa Onorato non ha tenuto conto. Infatti, a pagina 35 del ricorso presentato alla Cassazione gli avvocati difensori di Dell’Utri, Professori De Luca e Dominioni, scrivono testualmente: “Si chiede, inoltre, l’applicazione dell’indulto di cui al D.P.R. 22 dicembre 1990, n. 394”. Se non per altro, almeno l’indiscusso prestigio professionale degli avvocati difensori avrebbe dovuto indurre Onorato a maggiore diligenza e cautela. Invece no. Con la sua lettera ci rivela addirittura che ha giudicato senza aver letto quanto richiesto dagli avvocati difensori. Di aver quindi stabilito immotivatamente e (stando alla consolidata giurisprudenza della Corte di Cassazione) anche ingiustamente che l’Onorevole Dell’Utri debba decadere da deputato italiano ed europeo. Come se questo non bastasse a renderci preoccupati per il funzionamento della nostra giustizia, altri brani della lettera di Onorato non sono certo meno inquietanti. Ci ricorda infatti che la sentenza da lui scritta “è stata decisa non solo da me, ma anche da altri quattro validissimi colleghi” (i collegi giudicanti della Corte di Cassazione sono di regola composti da cinque giudici). Neppure loro si sono accorti delle richieste degli avvocati difensori? Che le garanzie del giudizio collegiale si siano venute progressivamente vanificando è sempre più spesso indicato nelle nostre interviste agli avvocati penalisti. Che questo avvenga nella Suprema Corte di Cassazione assume particolare gravità perchè il suo giudizio è inappellabile.
Tralascio i possibili commenti su quello che dovrebbero fare -e non fanno- il Consiglio Superiore della Magistratura ed il Parlamento per rimediare alle molte carenze della nostra giustizia che questo episodio rivela. Voglio soffermarmi invece su un altro aspetto della lettera di Onorato che è certamente originale. Dice infatti di ritenere “..che l’esperienza parlamentare mi abbia aiutato a relativizzare la portata delle scelte giudiziarie (depurandole da improprie tentazioni fondamentaliste) e ad acquisire una capacità di equilibrio e distacco decisionale che è molto difficile per chi non è mai uscito dalla professione di magistrato”. Due soli commenti.
Il primo. Secondo Onorato sembrerebbe che aver fatto il parlamentare eletto nelle liste del Partito Comunista aiuti a “depurare” le decisioni giudiziarie da “tentazioni fondamentaliste” e “ad acquisire una capacità di equilibrio e distacco decisionale” altrimenti difficile da ottenere. La cosa preoccupante per le sorti della nostra giustizia quindi è che attualmente vi siano “solo” 27 magistrati parlamentari in addestramento per divenire buoni giudici. Che quindi i paesi liberaldemocratici che impediscono a chi è giudice di essere anche parlamentare al fine di garantire la divisione dei poteri e l’indipendenza dei magistrati producono in effetti un danno gravissimo alla qualità della loro giustizia.
Il secondo commento. La sentenza con cui si stabilisce che Dell’Utri debba decadere da deputato italiano ed europeo è il prodotto della capacità di non soggiacere a “tentazioni massimaliste” e della “capacità di equilibrio e distacco decisionale” che si acquisisce facendo il deputato eletto nelle liste del Partito Comunista.
Il cittadino italiano è servito. I cittadini stranieri faranno tutti domanda per essere giudicati in Italia.