Sono i giudici a lavorare poco
Il Resto del Carlino, 23 gennaio 2000
Ho cominciato a condurre ricerche sul concreto funzionamento del nostro apparato giudiziario 36 anni fa e non ho mai smesso. Fin dall’inizio mi colpì il lassismo gestionale ed individuale che lo caratterizzava. Alla frenesia lavorativa di alcuni corrispondeva lo scarso impegno dei più, magistrati o funzionari che fossero. I dirigenti degli uffici dal canto loro poco o nulla facevano per porre rimedio al fenomeno. Uno studioso che vari anni fa collaborava con me, il professor Giorgio Freddi, per rappresentare il fenomeno con l’evidenza dei numeri, ebbe l’idea di analizzare i carichi di lavoro di numerosi tribunali civili e di porre in relazione il numero di sentenze scritte da ogni singolo magistrato nel corso di un anno e la quantità di lavoro che a ciascuno di essi rimaneva ancora da svolgere alla fine di quello stesso anno. Da questa analisi risultò molto chiaramente come i magistrati che avevano scritto il maggior numero di sentenze nel corso dell’anno erano anche quelli con il maggior carico di lavoro ancora pendente alla fine dello stesso anno. In buona sostanza ne risultava un sistema in cui meno lavori e meno lavoro ti viene assegnato. Riferii i risultati di questa ricerca in un convegno cui assistevano moltissimi magistrati. Subito dopo la fine della mia relazione si avvicinò a me il presidente di un grande tribunale che conoscevo e con accenti di amichevole irrisione mi disse che avremmo ben potuto risparmiarci i costi e la fatica di quella elaborata analisi. Sarebbe bastato informarsi presso un qualsiasi capo di un ufficio giudiziario per apprendere con eguale chiarezza l’esistenza della tendenza ad assegnare molto più lavoro a coloro che avevano già dimostrato di essere effettivamente disposti a svolgerlo.
I nostri studi ci consentirebbero di portare altre numerosissime e altrettanto evidenti indicazioni atte a mostrare come il lassismo e la cattiva gestione delle risorse umane e materiali siano uno degli aspetti caratterizzanti della nostra amministrazione della giustizia. Non credo ce ne sia bisogno. Credo infatti che siano ancora ben presenti nella memoria dei nostri lettori gli episodi di eclatante degrado organizzativo venuti alla luce negli ultimi 15 giorni. Alcuni giorni fa la notizia della scarcerazione di numerosi pluriomicidi a Milano per decorrenza dei termini di carcerazione preventiva. Circa 15 giorni fa la notizia dell’occasionale ritrovamento presso il tribunale di Roma di circa 700.000 fascicoli processuali vecchi di almeno dieci anni su cui nel frattempo nulla si era fatto (ve la immaginate voi una azienda in cui sia possibile dimenticare anche solo alcuni degli ordinativi ricevuti?). Mi limito quindi, per ora, a concludere con due interrogativi ed una postilla.
Primo interrogativo. Nella sua relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario del 2000 il Procuratore generale presso la Suprema Corte di Cassazione ci ha informato molto dettagliatamente sul paralizzante incremento dei carichi di lavoro pendenti presso i Tribunali, le Corti di Appello e la Corte di Cassazione. Solo con riferimento agli uffici dei giudici di pace ha espresso un valutazione positiva e rassicurante sia per quanto concerne la capacità di smaltire il lavoro sia quanto al basso livello di ricorsi contro le sentenze da loro emesse. Saremmo troppo irriverenti nei confronti della magistratura se ipotizzassimo che la ragione della differenza di rendimento tra gli uffici del giudice di pace (ove operano solo magistrati onorari) e gli altri uffici giudiziari (ove operano magistrati di carriera) è dovuta al fatto che i giudici di pace sono pagati “a cottimo”, cioè in stretta relazione alle unità di lavoro completate (sentenze, verbali di conciliazione, ecc.) mentre i magistrati di carriera ricevono una retribuzione che viene data e che si incrementa negli anni a prescindere da effettive verifiche di rendimento?
Secondo interrogativo. Siamo di gran lunga il Paese più condannato dalla giustizia europea per i ritardi nella amministrazione della giustizia (ritardi che sempre più spesso si contano in lustri e decenni). Per far fronte all’enorme arretrato e agli estenuanti ritardi nella definizione dei procedimenti Il Ministro della giustizia Diliberto ha annunciato che verranno reclutati al più presto un migliaio di nuovi magistrati. E’ una “soluzione” già più volte adottata in passato senza ottenere risultati. Di fatto siamo già uno dei paesi al mondo con la maggior densità di giudici e pubblici ministeri. Possibile che al Ministro non sia venuto in mente che senza la creazione di seri controlli gestionali sull’andamento del lavoro e sull’impegno lavorativo dei singoli, il forte incremento del numero dei giudici e pubblici ministeri non finisca per avere il solo effetto di aumentare il loro tempo libero?
La postilla. Ci siamo qui occupati del problema degli enormi arretrati nel lavoro giudiziario e dell’intollerabile lentezza dei procedimenti. Nulla abbiamo detto della “qualità” della nostra giustizia e delle garanzie di professionalità dei nostri magistrati. Ne parleremo un’altra volta. E’ meglio diluire nel tempo le cattive notizie.