Carriera unica per pm e giudici: un’anomalia difficile da spiegare
Il Messaggero, 21 gennaio 2002
Da qualche settimana è ricominciato il tormentone tutto italiano sulla separazione delle carriere di giudici e pubblici ministeri (pm). Un tormentone tutto nostro perché negli altri paesi democratici giudici e pm appartengono da sempre a corpi diversi: è così in Inghilterra e nei paesi a tradizione anglosassone (USA. Australia, Nuova Zelanda, Canadà e tutti le altre numerose ex colonie britanniche); è così nei paesi democratici dell’America latina, è così in 13 dei 15 paesi dell’Unione Europea, ove le uniche eccezioni sono costituite da Italia e Francia (ma in Francia, a differenza dell’Italia, il pm è gerarchicamente sottoposto al Ministro della giustizia). Se in tutti gli altri paesi si dovesse porre la domanda sul perché da loro il pm ed il giudice appartengono a corpi differenti non capirebbero neppure il senso di una tale domanda (tanto che nessuno studioso italiano è stato mai tanto stupido da farla). Tra i compiti del giudice penale vi è infatti quello di garantire che i pm, nello svolgere le indagini e nel promuovere l’azione penale, non violino i diritti di libertà del cittadino, non generino ingiustamente gravi ed irreparabili danni al suo status sociale, economico, politico familiare (come accade di frequente in Italia). E’ un compito delicatissimo e di grande importanza in democrazia. Negli altri paesi democratici non si riesce neppure ad immaginare che un tale controllo sui comportamenti del pm possa essere efficace se viene affidato, come in Italia, ad un giudice che di fatto è un suo collega di ufficio. Faccio un esempio.
Nel 1991 la facoltà di legge della Columbia University di New York mi chiese di fare alcuni seminari sulla riforma del nostro processo penale del l989. Tra l’altro ebbi a dire che in Italia giudici e pm vengono reclutati congiuntamente, che hanno la stessa carriera e la stessa associazione sindacale, che lavorano negli stessi palazzi. Ho quindi detto anche che per garantire i diritti civili del cittadino contro i possibili abusi del pm si erano create le figure del giudice dell’indagine preliminare e dell’udienza preliminare. Fu subito evidente che gli studenti non si facevano una ragione del perché si fossero create queste due nuove figure processuali in un sistema promiscuo come il nostro. Mi chiedevano se io ritenessi davvero che le garanzie di tutela processuale del cittadino sarebbero di fatto state inferiori se le competenze attribuite al giudice per le indagini preliminari fossero state invece attribuite, più semplicemente e senza creare nuove figure processuali, ad un componente della stessa procura diverso dal pm che svolge le indagini. Quale la differenza, mi domandavano, visto che in entrambi le soluzioni si tratta sempre e solo di colleghi di ufficio? Che potevo rispondere?
Ho brevemente fatto un accenno al formalismo della nostra cultura giuridica ed alla poca attenzione che essa dedica al momento applicativo del diritto e poi sono passato velocemente a parlare di altro. Non potevo certo trasformare la natura del seminario e raccontare che la cultura liberale dei “pesi e contrappesi” era radicalmente avversata in Italia da un forte partito comunista e che, per giunta, non aveva radici profonde, solide e combattive neppure tra i partiti anticomunisti. Non potevo neppure sostenere la tesi, cara all’Associazione magistrati, secondo cui dividendo la carriera dei pm da quella dei giudici si arriverebbe fatalmente a porre il pm sotto la sorveglianza del ministro della giustizia con grave pregiudizio per la democrazia. Se l’avessi fatto mi sarei coperto di ridicolo visto che non solo negli Stati Uniti ma anche in tutti gli altri paesi democratici il pm viene in varie forme sottoposto alla sorveglianza del Ministro della giustizia o di altra figura che politicamente risponda del suo operato. In pratica avrei dovuto sostenere che l’Italia è l’unico paese veramente democratico.
E’ quindi un compito davvero improbo spiegare all’estero le ragioni per cui in Italia si sostiene l’utilità di mantenere unificate le carriere di giudici e pm. Da noi tuttavia quelle ragioni non solo sono sostenute dal sindacato della magistratura ma anche da consistenti settori del mondo politico. E’ una ragione sufficiente per prenderle in considerazione anche da parte di chi, come me, non si sa capacitare che abbiano ancora corso. Ce ne occuperemo in un prossimo articolo.