Relazione tenuta alla contro-inaugurazione dell’anno giudiziario dell’Unione delle Camere Penali a L’Aquila 28 gennaio 2010
Il Consiglio Superiore della Magistratura:
alcune delle sue più gravi disfunzioni
di Giuseppe Di Federico[1]
Sommario: 1. Premessa. – 2. La mancanza di reali valutazioni della professionalità. – 3. Ampliamento dell’abito di applicazione del principio di inamovibilità. – 4.Correntismo, trasferimenti e destinazione alle varie funzioni. – 5. Esperienza giudiziaria, attività extragiudiziarie ed erosione dei confini tra magistratura e classe politica. – 6. Considerazioni di sintesi.
1. Premessa.
Un grazie particolarmente sentito all’Unione delle Camere Penali per avermi invitato a parlare in questa inaugurazione dell’anno giudiziario. Particolarmente sentito non solo perché mi riporta nella mia terra natale, l’Abruzzo, ma anche e soprattutto perchè mi consente di essere partecipe dell’omaggio, del cordoglio che scegliendo questa sede si è voluto manifestare per le profonde ferite subite dalla città de L’Aquila e dalla sua popolazione.
Mi è stato affidato il compito di parlare del CSM. Compito per me facile e difficile allo stesso tempo. Facile perché conosco l’intera storia ed evoluzione delle attività consiliari a partire dalla sua creazione, nel 1959. Difficile perché nei 20 minuti a mia disposizione dovrò fare scelte molto drastiche tra le molte cose che sarebbe importante dire in una prospettiva riformatrice. Non solo ma sarò anche costretto a trattare in modo estremamente sintetico i pochi aspetti del CSM che ho scelto di considerare.
[1] Professore Emerito di Ordinamento Giudiziario dell’Università di Bologna.